Partito Comunista Internazionale Indice La Teoria marxista della Conoscenza

 

Natura e Rivoluzione Comunista
"Comunismo" - n. 28 del 1990


 



1. Il comunista rivoluzionario lavora sull’ipotesi della rivoluzione, e non su quella negativa della «rovina di tutte le classi», di cui parla Marx stesso.

Ciò non significa che noi neghiamo in assoluto tale eventualità, semplicemente, come ci sembra ovvio, non puntiamo sul «nulla», in una fase storica nella quale il pensiero borghese fa di tutto per dipingere la Realtà come revocabile nel nulla in un atteggiamento di odio nei confronti della vita in generale, di denigrazione, non facendo che rappresentare la sua crisi.

Noi non abbiamo mai accettato di recitare il ruolo dei semplici analisti o degli aspiranti becchini della «decadenza». L’atteggiamento rivoluzionario non vede in bianco e nero o solo in nero, come avviene per i più sgangherati ideologi del pensiero «forte» e «debole» corrente. Il riconoscimento della natura dialettica della realtà non è assimilabile alla dialettica sofistica, che è chiaramente eristica e retorica.

Noi siamo convinti, e lo presenteremo nell’attuale lavoro, che l’Essere Naturale e Sociale non è un sistema chiuso, come viene rappresentato per comodità dai teorici dell’Entropia, dai fautori della «Scienza Neutrale», sgombra da ogni ipoteca delle cosiddette «intrusioni soggettivistiche». Per noi è invece una realtà aperta e infinita, di fronte alla quale la scienza ufficiale globale è impotente, preferendo scegliere la comodità della seconda natura artificiale del laboratorio, cioè della sua negazione.

A proposito di fisiologia. È la fame che aguzza l’ingegno! Lo spirito lo deprime. Sono le classi affamate che premono contro i satolli che muovono la storia. Questo non significa affatto: gli affamati meccanicamente rovesciano lo Stato dei satolli.

Questa è una semplificazione dei preti sbandierata dall’alto della loro millenaria esperienza, per mettere sull’avviso le classi dominanti dei pericoli! Ma, proprio perché la fame aguzza l’ingegno, l’ingegno non è semplicemente un prodotto spontaneo. L’ingegno (la Teoria), nell’esperienza storica e sociale, è cervello, cioè accumulazione dialettica di esperienza, con alti e bassi. È necessario che tale accumulazione venga spiegata. La storia della lotta delle classi, come viene delineata dal materialismo storico e dialettico, è l’espressione spiegata di questo processo.

L’ideologia borghese, anche quando con i suoi migliori geni, alla Nietzsche, scopre il valore della fisiologia e la miseria dello spirito o della filosofia, non va al di la dell’eroe individuale, facilmente mistificabile dai bottegai che non possono giungere a capire una capriola così funambolica, che solo un danzatore come Nietzsche si poté permettere... Non senza rompersi il collo!

Soltanto il materialismo storico e dialettico del comunismo rivoluzionario può proporre l’avvento di una effettiva grande fisiologia a livello sociale, l’unica realtà spirituale non a parole, che noi chiamiamo Gemeinwesen.
 

2. Il carattere feticistico della merce

Per la psicanalisi il feticismo è una patologia nevrotica che deriva dall’esasperato starsene attaccato del bambino alle sottane della mamma. Ecco, in che cosa consiste il carattere feticistico della merce? Alle sottane di chi la borghesia è stata, da bambina, troppo attaccata? Ma è chiaro, della madre Natura, non vista nella sua espressione dialettica, ma metafisica e astratta.

Da qui le cosiddette leggi naturali dell’economia degli economisti classici (non parliamo della miserevole economia degli epigoni!) che, nonostante tutto, vedono le leggi nelle loro staticità e insuperabilità.

La merce diventa il «feticcio» perché la borghesia ipostatizza la «Grande Madre» e, ogni volta che la vede abbruttita e offesa (dalle sue stesse mani), ne rivendica l’immacolatezza, (L’Immacolata Concezione). Come a dire: la merce va santificata, non c’è altra alternativa.

Abbiamo accennato alla natura patologica malaticcia e nevrotica di questo atteggiamento. È necessario sottolineare aspetti fenomenologici di tale stato: come sta attaccata alle gonnelle della merce feticcio la borghesia? Nel considerare massimo il regime del mercato, l’unico strumento equilibratore delle energie sociali, la negazione, per incapacità congenita, dell’economia di specie, l’impossibilità cioè di fondare una vera grande Economia, cioè di approdare ad una vera Fisiologia, ad una conoscenza del corpo, rinunciando alla teoria della «corporeità» (che è astrazione). La vera conoscenza del corpo è risolvere lo scambio Uomo-Natura, secondo una reciproca integrazione che materialisticamente corrisponde alla «naturalizzazione dell’uomo e alla umanizzazione della natura».
 

3. Corpo mistico

D’altronde le prefigurazioni delle società comunistiche (di classe!) del passato sono un’espressione ideologicamente rovesciata del bisogno di comunismo. L’allusione a «corpo mistico», al di là della lettura spiritualistica delle classi dominanti, è la spia della esigenza, mai soddisfatta, del mangiar insieme della specie secondo la formula comunista dell’«a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le sue capacità di lavoro».

Solo il comunismo riesce a vedere nel processo dialettico della lotta delle classi la leva per il regime sociale di specie, in cui l’individuo e la società si integrano, in cui la vita della specie è la condizione della vita dell’individuo e non viceversa, senza le contraddizioni della società borghese e di tutte le società di classe.

Nelle società di classe, cioè, al massimo, si può ipotizzare la cena comune simbolica, e non l’effettiva, fisiologica, realtà del Corpo Mistico, che letteralmente significa corpo che vede pur non avendo occhi, come il Mistès greco, indovino che vede meglio dei comuni vedenti.
 

4. La mistica comunista

Discende da ciò che l’unica società capace di Mistica è il Comunismo.

Ma, lungi dal significare quello che spesso viene immaginato dal pensiero analitico borghese, non significa confusione, indifferenziazione, quanto piuttosto Gemeinwesen, cioè ordine esistente (cioè non ordine astratto), realtà di specie realizzata e in espansione nella quale la vita è effettivamente capace di prodursi e di riprodursi secondo un piano che non è un fine ma un modo di vivere effettivo. La Specie è mistica perché sa vedere se stessa senza trovare contraddizione tra l’hic et nunc, inteso quasi sempre come sopravvivenza della società di classe, e il suo futuro, non più inteso come Sol dell’avvenire, ma sviluppo «naturale» delle sue premesse.

Noi abbiamo sempre rivendicato che l’unica realtà che sappia vivere (e ci prova) questo tipo di vita durante il dominio della società di classe è il Partito.

È dunque in questo senso che il Partito ha una sua «mistica», nel senso che sa vedere... ad occhi chiusi, sa vedere di più degli occhi individuali dei singoli militanti, sa vivere nei suoi rapporti interni questo modo di vivere.

Il Partito ha il vantaggio di una visione generale e d’insieme, il Partito è il Comunismo che si svolge sotto i nostri occhi.
 

5. Dalla vera grande Economia alla vera grande ecologia

Dalla individuazione delle leggi di sviluppo della società borghese al socialismo.

La società capitalistica si è dimostrata incapace di concepire una grande economia, non solo non sapendo realizzarla ma non riuscendo nemmeno a individuare le leggi dialettiche di essa; così bestemmia quando finge di delineare un disegno di grande Ecologia, con la pretesa d’un Respiro, d’un Grande Respiro ritmico che dovesse coincidere col sanscrito Essere = Respirare = Essere vivente che respira, a pieni polmoni. Solo nel Comunismo la Grande Filosofia coincide con l’essere in un circuito organico tra il mangiare (oggi concepito come triviale e indegno dello spirito) ed il respirare dello Spirito, concepito sublimemente come veramente degno dell’essere completo, cioè Dio.

Non per niente Dio etimologicamente equivale a Essere Vivente, cioè che respira eternamente.