Partito Comunista Internazionale "Dall’Archivio della Sinistra"

"Prometeo"
 

Primo Maggio 1933
Ricostruire il patrimonio di lotta del proletariato
(Prometeo, n. 87, 30 aprile 1933)


 
Premessa (in “Comunismo”, n.32, 1992)

Durante lo studio in corso sulla Storia della Sinistra abbiamo messo in luce come la grande tragedia del proletariato tedesco (che fu il preludio di una ancora più immane che culminerà con lo scoppio della seconda carneficina mondiale) fosse dovuta al tradimento congiunto della oramai sperimentatissima socialdemocrazia e dei partiti stalinizzati diretti dalla degenerata Internazionale di Mosca.

Il 1° Maggio 1933, all’indomani degli avvenimenti tedeschi, la frazione dell’emigrazione italiana lanciava ai proletari di tutti i paesi un Manifesto dal significativo titolo: «Ricostruire il Patrimonio di Lotta del Proletariato».

Il 1° Maggio 1933 cadeva all’indomani di un altro importante evento: la nascita della repubblica spagnola. Anche questo secondo evento, per la totale assenza di un Partito marxista rivoluzionario che ponesse il problema della presa del potere da parte della classe lavoratrice, fu giudicato dalla frazione della Sinistra italiana come il prodromo di una ulteriore disfatta proletaria. La democrazia di «sinistra» svolse, infatti, il ruolo di battistrada della reazione franchista.

Allora come oggi il sistema capitalista mondiale attraversa una profonda crisi economica; allora come oggi milioni di operai venivano espulsi dalla produzione e ridotti allo stato di affamati; allora come oggi la propaganda borghese sbandierava la presunta sconfitta ed il fallimento storico del marxismo; allora come oggi i centri del potere imperialistico si preparavano a scatenare una tremenda guerra per ridare vita ad un nuovo ciclo di accumulazione capitalista.

Per raggiungere il suo scopo, la necessità capitalistica della guerra, la classe borghese aveva dovuto, innanzi tutto, sgomberare il suo cammino dal pericolo dell’assalto rivoluzionario del proletariato. A tal fine aveva assoggettato ai suoi interessi le organizzazioni di difesa economica del proletariato servendosi dei partiti socialdemocratici, ed aveva inquinato i partiti ex comunisti dopo che il peggiore dei tradimenti ai danni della classe operaia era stato consumato dal primo Stato a dittatura proletaria. Dopo questa serie di nefasti eventi il nemico di classe era passato all’aperto terrore di massa nei confronti di quella parte della classe operaia che rappresentava la più fulgida tradizione di lotta ed il cuore pulsante del futuro risveglio rivoluzionario: il proletariato tedesco.

Di fronte ad una tale situazione che non poteva che apparire tragica, la nostra Frazione seppe, con materialistica lucidità, evitare sia atteggiamenti di disperazione, sia lasciarsi coinvolgere nel movimentismo volontaristico. La Frazione italiana era cosciente come troppo inferiore fosse, al momento, la forza del proletariato nei confronti del suo nemico di classe il quale schierava, coalizzati in sua difesa, il fascismo, la socialdemocrazia e lo stalinismo. In tale circostanza la sola illusione di poter chiamare le masse proletarie all’attacco rivoluzionario sarebbe stata suicida. L’unico mezzo attraverso il quale il proletariato avrebbe potuto, in futuro, riorganizzarsi come classe combattente per le specifiche finalità era la ricostruzione del patrimonio teorico e pratico di lotta sulla base delle esperienze storiche della classe operaia.

La Frazione italiana si rivolgeva a tutte le opposizioni indicando loro quale sarebbe stata la giusta via da seguire e cioè «il restauro della dottrina e dell’organismo rivoluzionario», come, a chiare lettere, sta scritto sulla bandiera del nostro partito. La nostra indicazione, purtroppo, non venne condivisa dagli altri gruppi dell’Opposizione internazionale che, vittime della vanità di essere partecipi, si misero a scimmiottare le peggiori attitudini socialdemocratiche e staliniste fino a rimanere ipnotizzati dal feticcio democratico.

Come la Frazione temeva, la guerra non poté essere evitata; i proletari delle varie coalizioni belligeranti andarono a farsi macellare in nome di dio, della libertà, della razza, del socialismo.

Nemmeno si avverò la seconda alternativa (la meno favorevole) prospettata dai nostri compagni e cioè la riorganizzazione rivoluzionaria del proletariato nell’immediato periodo post bellico.

Fino all’altro ieri l’ideologia stalinista riusciva a controllare il proletariato impedendogli la sua riorganizzazione classista autonoma.

Il mito del falso comunismo è, ora, clamorosamente crollato. É crollato in maniera altrettanto catastrofica il mito del benessere, del progresso e della libertà occidentali: nemmeno sotto i passati regimi fascisti il proletariato era stato mai così brutalmente soggiogato agli interessi del capitalismo.

Ciò che non è crollato, ma anzi giganteggia, sono tutte le contraddizioni del modo di produzione anarchico del capitalismo, contraddizioni che necessariamente risveglieranno la ribellione proletaria.

Il nostro partito continua, in attesa di quei giorni, la sua opera di modesta ma sicura attività nel solco della Sinistra Comunista.



Primo Maggio 1933
Ricostruire il patrimonio di lotta del proletariato

Che fare? Questo interrogativo angoscioso tormenterà i proletari che non si sono ancora riavuti dallo stupore della terribile disfatta sul fronte tedesco. L’eco non era ancora spenta della "vittoria" della socialdemocrazia che aveva portato Hindenburg contro Hitler alla presidenza del Reichstag, le gazzette del centrismo osannavano al trionfo della sacrosanta linea cui si doveva sacrificare ogni deviazione, e d’un colpo la brutale realtà si è manifestata: a cavalcioni della "vittoria" socialista marciava il nemico e le bande fasciste si aprivano il varco fra i trionfi della linea politica del centrismo.

Dire che questo Primo Maggio si apre sotto l’influsso diretto della vittoria del fascismo in Germania, non basta a caratterizzare la situazione generale. Il fascismo s’installa in Germania in una fase acuta della crisi economica e mentre in Russia si accastellano le vittorie dei piani quinquennali per la costruzione del socialismo in un solo paese.

Questo trinomio indica con esattezza l’insieme della situazione. L’aggravarsi della crisi economica non ha trovato una risposta in un attacco del proletariato, mentre la Russia Soviettista, quella che il proletariato ha sempre difeso come la sua fortezza, si presenta non come il punto di concentrazione della classe operaia mondiale, ma come il settore che s’isola dal mondo proletario per fare i fatti suoi, e frattanto il capitalismo fa i fatti suoi in Germania oggi, preparandosi a fare altrettanto in Russia domani.

Che fare? O che davvero tutta la teoria del marxismo è in polvere e quando le contraddizioni dell’economia portano alla crisi, il proletariato è dannato a fare le spese di questo male soprannaturale? O che davvero avevano ragione i socialtraditori allorquando sulla vittoria dell’Ottobre 1917 sollevavano come inevitabile l’indomani della dittatura "sul" proletariato per realizzare quelle trasformazioni che la borghesia aveva realizzato nel corso delle sue rivoluzioni?

Per rispondere a tali quesiti i proletari devono innanzi tutto fare il bilancio di tutte le ideologie, di tutte le posizioni politiche e programmatiche. Così apparrà chiaro che se di fallimento si può e si deve parlare, di questo fallimento si deve parlare per quello che concerne il regime stesso del capitalismo, in quanto organizzazione sociale nel periodo storico che viviamo.

Non basta limitare la produzione, non basta distruggere tonnellate di prodotti, non basta sollevare cinture doganali per difendere ogni Stato dalla concorrenza dell’altro, la crisi prosegue il suo corso ed è di questi giorni il tracollo del dollaro che dalla fine della guerra aveva rappresentato la misura dei valori della produzione di tutti i paesi. E, mentre si serra la cintura della produzione dovunque, nei paesi capitalisti, trenta milioni di produttori sono ridotti alla disoccupazione, altri milioni di produttori lavorano ad orario ridotto; il capitalismo mantiene il timone del potere con una politica disperata tendente a domare le forze di produzione che, come Marx lo aveva detto, sono insorte contro la forma di organizzazione sociale del capitalismo. E la borghesia dovunque lacera ad uno ad uno i testi della sua costituzione: tutto perisca purché resti salvo il principio della proprietà privata dei mezzi di produzione.

Il duello di classe che dura dal principio del secolo, che è di già passato attraverso la tragedia di una guerra, che si era espresso, in Russia, nella vittoria del proletariato, appare tuttora come il centro motore di tutti gli avvenimenti mondiali. Dittatura dell’una o dell’altra classe, del capitalismo o del proletariato: ecco il termine al quale è possibile ricondurre tutta la situazione in cui agisce il proletariato attualmente.

E quale in questo quadro, la situazione delle forze che agiscono negli avvenimenti? La socialdemocrazia ha fatto ancora una volta la prova della sua funzione storica. Le forze liberali e progressiste, nel periodo di ascensione storica del capitalismo avevano la funzione di incanalare il proletariato verso l’appoggio al capitalismo attraverso una serie di riforme che la situazione economica dell’epoca permetteva. Oggi il capitalismo deve passare alla distruzione dei prodotti di contro a milioni di produttori condannati alla disoccupazione ed alla fame, la funzione della socialdemocrazia è quella di facilitare al capitalismo lo strangolamento di ogni forma di organizzazione e di difesa degl’interessi del proletariato. In Germania la socialdemocrazia, che aveva pugnalato la rivoluzione del 1919, nell’interesse di chi aveva fatto questo? La risposta è venuta in questi giorni e, nel Primo Maggio 1933 il proletariato tedesco, mostra al proletariato mondiale la sanguinosa esperienza: la risposta del capitalismo ad una disfatta rivoluzionaria è il terrore fascista, è lo schiantamento di ogni forma di organizzazione di classe degli oppressi.

Da un altro canto, nel settore spagnuolo, giunge l’altro insegnamento: la forma di organizzazione sindacale e politica dell’avanguardia proletaria era quella che si basava sui principi del sindacalismo anarchico. Gli avvenimenti hanno visto l’instaurazione della repubblica sotto la direzione delle forze democratiche e socialdemocratiche. In questi giorni le forze della reazione hanno raccolto il loro fronte per un attacco contro il proletariato: il sindacalismo anarchico ha dimostrato clamorosamente la sua impotenza a determinare la lotta rivoluzionaria della classe operaia.

Infine in Russia, dove pertanto l’esperienza della dittatura del proletariato si era manifestata come la forma della liberazione degli oppressi dalla schiavitù del capitalismo, in Russia il partito che questa vittoria aveva potuto raggiungere basandosi sull’appoggio del proletariato mondiale, in Russia, una corrente politica – il centrismo – è pervenuta ad installarsi alla direzione del partito e dello Stato e ad espellere, a bandire i principi marxisti dalla lotta internazionale del proletariato. Il complicato tessuto delle forze sociali in connessione con la forma intricata dell’economia in Russia, ha favorito questa vittoria del centrismo. Per quanto tuttora sussistano i principi della socializzazione dei mezzi di produzione, il fatto che apertamente si applica la politica del socialismo in un solo paese, prova che le condizioni sono già poste per permettere al capitalismo di capovolgere l’organizzazione della società e di stabilire gli stessi principi della proprietà privata che formano il credo della borghesia mondiale.

Che fare dunque? A tale domanda i proletari non possono rispondere che passando al vaglio di una critica spietata tutti gli avvenimenti terribili del dopo guerra alla luce dell’esperienza dell’avanti guerra. In questo quadro non vi è che un punto solido di richiamo: l’Ottobre russo. L’insurrezione proletaria, la dittatura del proletariato, questi gli unici strumenti della liberazione degli oppressi, l’unica forma di difesa del proletariato, l’unica forma d’organizzazione sociale in corrispondenza con lo sviluppo delle forze di produzione. Al di fuori di questo non è che la catastrofe: la catastrofe economica, la catastrofe della classe lavoratrice come lo prova l’esperienza spagnuola e tedesca.

Per questa vittoria l’organismo indispensabile è il partito di classe. I bolscevichi hanno vinto perché al fuoco della critica, e sulla base degli insegnamenti della vittoria nemica del 1905, hanno saputo forgiare l’organismo della vittoria rivoluzionaria. Mentre questa opera perseverante dei bolscevichi si svolgeva, in altri settori del capitalismo, il partito del proletariato veniva stornato dai suoi fini; una burocrazia si istallava alla direzione, una burocrazia che ha servito al capitalismo per trascinare il proletariato alla guerra.

In Russia i bolscevichi facevano del partito l’organo della vittoria rivoluzionaria. In Germania e negli altri paesi, la burocrazia faceva del partito l’organo al servizio del capitalismo per il successo del massacro imperialista.

Ed i bolscevichi hanno potuto costruire questo partito perché sono restati sulle basi del comunismo scientifico. I socialtraditori hanno potuto corrompere i partiti che erano proletari, attraverso una lenta opera di corruzione basata sulla degenerazione dei principi del comunismo scientifico, del tradimento dei postulati di classe del marxismo.

I bolscevichi con la loro opera perseverante, ed apparentemente senza efficacia, si ponevano già, prima della guerra, sulla linea della lotta che avrebbe potuto condurre il proletariato mondiale alla rivoluzione e preservarlo così dalla guerra. Non vi sono riusciti? Sbraitavano allora i socialtraditori di tutti i paesi. Per essi che realizzavano un miracolo ai vantaggi del capitalismo, i bolscevichi erano una setta di fannulloni perché non riuscivano a fare la rivoluzione. Ma gli avvenimenti per appresso hanno provato che la setta dei bolscevichi ha potuto condurre il proletariato alla risposta comunista alla guerra.

Oggi, nel Primo Maggio 1933, nessun dubbio è possibile, le esperienze di classe del proletariato mondiale si racchiudono nelle spaurite frazioni di sinistra che si trovano ad operare al di fuori dei partiti comunisti. Chiedere a queste frazioni di realizzare oggi la rivoluzione significa ripetere le fanfaronate dei socialdemocratici di prima della guerra. La questione non si pone oggi fra i socialtraditori e centristi da una parte che lotterebbero per il proletariato e le frazioni della sinistra comunista che nulla realizzerebbero per la rivoluzione comunista. La questione si pone altrimenti: da una parte i socialtraditori che lottano per la difesa degli interessi del capitalismo in tutti i paesi, il centrismo che ripete la stessa funzione che ebbero questi socialtraditori nel seno dei partiti socialisti prima della guerra che mettono oggi l’avanguardia proletaria nell’impossibilità di agire, e che domani passeranno al tradimento aperto degli interessi di classe del proletariato. Da un’altra parte le frazioni della sinistra comunista che sollevano davanti al proletariato mondiale la lezione terribile degli avvenimenti per riportare il movimento sulle basi dei principi del marxismo.

Ma le frazioni hanno di fronte e di contro forze che sono ad esse incomparabilmente superiori: il capitalismo, il fascismo, la socialdemocrazia, il centrismo.

Fin d’oggi le frazioni ricostruiscono il patrimonio politico di lotta del proletariato mondiale. Un patrimonio che risulta dall’esperienze in Russia, in Italia, in Cina, in Inghilterra, in America, in Francia, in tutti i paesi ed è sulla base di questo patrimonio che il proletariato potrà evitare la guerra, giungere alla vittoria rivoluzionaria in tutti i paesi.

Le frazioni falliranno praticamente nella loro attività tendente a spostare i milioni e milioni di proletari sulla base delle soluzioni comuniste difese dagli sparuti gruppi che rappresentano oggi queste frazioni? Ebbene allora la soluzione degli avvenimenti sarà la ripetizione del 1914. I milioni e milioni di proletari rifonderanno le loro organizzazioni dopo aver traversato l’esperienza sanguinosa di una nuova guerra.

Ma le frazioni avranno fin d’oggi costruito i quadri che, se non hanno potuto agire oggi, sapranno agire domani, così come hanno fatto i bolscevichi. Questo è il comandamento dell’ora e le frazioni resteranno gli organi capaci di realizzare una tale funzione alla sola condizione di ispirarsi ai principi del marxismo i quali risultano confermati dalla guerra, dalla rivoluzione russa, dal fascismo, dalla crisi economica attuale.

Che fare? In questo Primo Maggio che si svolge sotto la febbrile preparazione della guerra, che si svolge dopo che una condizione di primo ordine per questa guerra si è già realizzata attraverso la vittoria del fascismo in Germania per lo strangolamento del proletariato tedesco, in questo Primo Maggio i proletari di tutti i paesi non hanno che un’ancora di salvezza: i principi comunisti della lotta di classe ed è solo ritrovando questa ancora che essi giungeranno a perdere le loro catene, e a guadagnare il mondo della loro liberazione, come diceva Marx. Le frazioni della sinistra comunista hanno l’enorme responsabilità storica di tenere bene solidamente quest’ancora nell’interesse degli oppressi di tutto il mondo, nell’interesse della rivoluzione russa, nell’interesse della rivoluzione mondiale.